Monday 17 September 2018 photo 4/7
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Le Cento Donne Di Casanova
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Giacomo Casanova torna a Venezia, per aiutare suo fratello, falsamente accusato di rapina.
Questo è un altro bel primo tentativo da parte dell'uomo che alla fine sarebbe stato accreditato di introdurre tardivamente il genere horror nel suo paese; come il già citato DON CESARE DI BAZAN (1942), è un cliente sfarzoso che mette in mostra allo stesso modo una stella emergente internazionale, Vittorio Gassman (qui con una doppia "n"!). Per inciso, non sapevo che si trattava del famigerato donnaiolo veneziano Giacomo Casanova - anche se le sue imprese qui coinvolgono almeno tanto l'azione quanto il romanticismo; per la cronaca, questa famosa figura storica è presente in almeno altri quattro titoli attualmente nella mia pila non apposta!
In realtà, la trama (scritta da Freda insieme a due importanti registi futuri, ovvero Mario Monicelli e Steno) inizia con il fratello torturato in una segreta (un'immagine che precede l'atmosfera tipica dell'orrore) a causa di una lettera che sembra compromettere la moglie dell'attuale doge; Nonostante sia stato escluso dalla città, Gassman decide di salvare suo fratello e si presenta prima che la donna si preoccupi di offrirlo per recuperarlo per lei. L'avventura carica di pericoli lo porta prima in Austria (dove riesce a infiltrarsi nella setta in possesso del documento incriminante e intento a venderlo a una potenza straniera) e, quindi, nella corte russa di Catherine The Great (interpretata da un lacrimismo in futuro diva Yvonne Sanson) - la destinazione finale della nota rivelatrice. È interessante notare che Gassman (e, peraltro, il produttore del film Dino De Laurentiis) tornerebbe in quest'ultimo scenario per il colorato epico TEMPEST (1958).
Mentre ci si sarebbe aspettati che il film fosse titolo piuttosto generico per essere attribuibile all'eroe, in realtà si riferisce alla persona impegnata a spedire l'importantissimo memo al Sanson: apparentemente un conteggio, emerge essere una donna (sebbene come chiunque nella sua mente possa confondere la formosa Gianna Maria Canale, la compagna di vecchia data di Freda, per un maschio è oltre me!) Che, naturalmente, finisce con l'essere sedotta da Casanova - come l'imperatrice stessa, a proposito. Eppure, una giovane cameriera (Maria Mercader) nella suddetta sezione austriaca è colei che sembra catturare il cuore del protagonista - che incontra di nuovo, e perde definitivamente a un colpo di pistola, nelle steppe russe mentre fugge dalla collera di Caterina dopo aver completato con successo la sua missione. Una nota finale: il film è stato trasmesso sulla TV italiana di tarda notte come parte di una maratona di Freda ma, poiché la sua programmazione è iniziata subito dopo la proiezione dell'eccellente veicolo Canale peplum THEODORA, SLAVE EMPRESS (1954), ho dovuto faticosamente digiunare- inoltrare l'intero titolo per arrivare a quello in esame!
Se riesci a immaginare un film di James Bond pieno di sontuosi abiti settecenteschi, con una minacciosa cinepresa in bianco e nero, una regia barocca e una sceneggiatura arguta, potresti avere un'idea di cosa sia un trattamento ricco e raro che attende chiunque possa rintracciare questa gemma di Riccardo Freda, da lungo trascurata. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale - mentre la maggior parte dell'industria cinematografica italiana stava affogando nella triste miseria neo-realista senza budget - Freda continuò a montare i soufflé sexy ed eleganti che erano il suo stock-in-trade per la parte migliore di quattro decenni. Allora perché i critici scrivono infiniti libri sui filistei noiosi come Rossellini e de Sica, ma ignorano il fatto che Freda esistesse? Ti mostra come può essere una "storia del cinema" profondamente soggettiva.
In questa particolare epopea, il nobile veneziano Giacomo Casanova (interpretato con il grande brio di Vittorio Gassman) entra in azione per rintracciare una lettera incriminante, che minaccia di rovinare la moglie del Doge e affondare tutta la Repubblica Serena insieme ad essa. La sua ricerca lo porta lungo tutta l'Europa, alla corte deliziosamente decadente di Caterina la Grande di Russia (Yvonne Sanson). Sulla strada, si aggroviglia con una sinistra fratellanza clandestina, una seducente spia della travestita (Gianna Maria Canale) e la famigerata imperatrice ninfomane. Lanciati in alcuni combattimenti con la spada, un sontuoso ballo imperiale o due, una spettacolare caccia all'orso nella neve, un folle attacco per il confine sulle slitte. C'è anche una macabra scena di tortura, per ricordarci che Freda ha finalmente lasciato il genere spavaldo a diventare (con film come I Vampiri e The Horrible Doctor Hichcock) il primo grande pioniere dell'horror italiano.
Comunque banale - o addirittura ridicolo - la trama potrebbe diventare, Freda mostra una padronanza del puro stile cinematografico che fa vergognare la maggior parte dei registi italiani più altamente propagandati. Come Minnelli o Sirk, Mizoguchi o Ophuls, Visconti o Fellini, è innamorato delle possibilità visive e sensuali della fotocamera stessa. I decori e i costumi mozzafiato (di Vittorio Nino Novarese, che ha continuato a vestire i più elefantini dell'epopea di Hollywood) sono una presenza drammatica tanto forte quanto gli attori stessi. Non c'è niente di scontato nei confronti del cast: Gassman è stato un attore eccezionale come Marcello Mastroianni; Sanson e Canale sono forti quanto sono sensuali, coraggiosi quanto glamour - un mondo lontano dagli insulsi oggetti sessuali che decorano la maggior parte dei film d'azione!
Nonostante lavorino nei più "insensati" e populisti di generi, Freda è ancora riuscita a essere uno dei grandi esteti del cinema. Un uomo - secondo le parole di Gautier - "per il quale esiste il mondo visibile". Quindi, perché il suo lavoro non è più "visibile"? Perché non è visto e studiato in ogni cinema di repertorio e facoltà di cinema sulla terra? Oggettivamente parlando, non c'è una risposta unica. Personalmente, do la colpa ai neo-realisti.
David Melville
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