Monday 17 September 2018 photo 4/8
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War Gods Of Babylon
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L'esercito assiro distrugge il villaggio di Mirra e uccide i suoi genitori, e la bella ragazza viene portata nella capitale, Ninive, per vivere nel palazzo del re Sardanapalo. Mirra alla fine si innamora di Shammash, il fratello del re, ma anche Sardanapalo la vuole e la loro amicizia è a rischio.
Il nobile saggio Re Sardanapolo e il suo più piccolo e ingenuo fratello minore, il principe Sammash, si lanciano in un'amara faida contro gli affetti della dolce e seducente ragazza contadina innocente Mirra. Nel frattempo, il perfido e spietatamente ambizioso generale Arbace trama contro entrambi i fratelli.
Peplo tetro con un cast di seconda categoria e la troupe; come spesso accadeva in questo genere, un attore americano (in questo caso, Howard Duff) fu reclutato per il ruolo - con l'unico notevole nelle file italiane di essere Arnoldo Foa '(che si appella qui come un santo). Amadio è forse il più noto per il sexy giallo AMUCK! (1972); per inciso, le scene che richiedono effetti speciali sono state gestite dal versatile se erratico Antonio Margheriti - questo è il culmine, come lo erano alcune altre voci del genere, da un disastro naturale (con il prototipo di THE LAST DAYS OF POMPEII: dal modo, dovrei guardare le versioni del 1926 e del 1959 di quel racconto popolare e spesso recitato durante il programma Epic / Historical di un mese. La partitura tipicamente robusta, quindi, è opera di due illustri compositori - Carlo Savina e Angelo Francesco Lavagnino.
La scusa per una trama che porterebbe a quello spettacolo finale ragionevolmente messo in scena - la città di Niniveh, avendo evitato gli dei, viene distrutto in un diluvio- vede un paio di fratelli reali (il maggiore, un Duff stoico ma a disagio, governa Ninive stesso mentre il suo blando fratello è assegnato alla provincia del la possente Babilonia) che cade su una giovane ragazza, l'unica sopravvissuta di un popolo decimato di montagna che arriva a Ninive in compagnia di un profeta come Foa '. Inoltre, un ambizioso generale babilonese crea deliberatamente discordia tra le due città per il proprio tornaconto personale - anche se alla fine viene sconfitto da un altro ufficiale fedele al giovane re (ucciso dal generale e facendo sembrare che fosse opera di Duff!). Per inciso, avere queste città bibliche per fondali, richiede che i personaggi vengano caricati con nomi tanto impronunciabili come Sardanapalus e Zoroaster! Per la cronaca, la traduzione inglese del titolo originale del film è THE SEVEN FLAMES OF ASSUR - quest'ultimo essendo il Dio adorato in tutto l'impero assiro, e il primo un riferimento a un rito relativo al periodo di preparazione di una settimana che un il nuovo sovrano deve sottostare prima del suo appuntamento ufficiale (che viene poi seguito da tre giorni di festeggiamenti in cui, tra le altre cose, viene organizzata una caccia al leone).
Il nobile e saggio Re Sardanapolo (una solida performance di Hoaward Duff) e il suo più morbido e ingenuo fratello minore, il principe Sammash (simpatico Luciano Marin) si lanciano in una amara faida sugli affetti della dolce e seducente ragazza contadina innocente Mirra (splendida storditore rossa Jocelyn Corsia). Nel frattempo, il perfido e spietatamente ambizioso generale Arbace (un odioso Giancarlo Sbragia) complotta contro entrambi i fratelli. Sembra piuttosto avvincente ed eccitante, giusto? Beh, purtroppo non lo è. Il regista Silvio Amadio porta il film ad una partenza lenta e sfortunatamente non riesce a guadagnare un momento dopo, permettendo così all'immagine di andare avanti a un ritmo piuttosto lento e tortuoso. Inoltre, il copione di Gino De Santis, Diego Fabbri e Sergio Spina si impantanano in situazioni di sgocciolanti soap opera e in un dialogo troppo banale. Questo film esplode di tanto in tanto alla vita con il momento eccitante sporadico: un'avvincente caccia al leone, qualche emozionante rissa con la spada e un'ondata di ultima generazione su larga scala. Il cast capace fa del suo meglio con il materiale statico. La rigogliosa cinematografia widescreen di Tino Santoni e la vivace colonna sonora di Carlo Savini, Mario Mascimbene e Angelo Francesco Lavagnino sono all'altezza. Watchable, ma nel complesso davvero bla e quindi immediatamente dimenticabile.
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